Nuova stangata dei tassi sui mutui.

La manovra economica non cambia. Il governo M5s-Lega tira dritto, decidendo di mantenere invariate le proprie previsioni di crescita e indebitamento netto, nonostante le critiche della Commissione europea. La nuova “sfida” all’Europa ha già avuto un primo effetto stamattina, spingendo al rialzo lo spread: il differenziale Btp/Bund torna a salire decisamente oltre i 300 punti. Il rendimento del nostro titolo decennale schizza al 3,51%. Cosa significa e, soprattutto, quali effetti “pratici” ha quest’impennata dello spread? Secondo un report del Sole 24 Ore, di fatto si registra un incremento dei tassi sui mutui dello 0,3%. Quasi tutti gli istituti bancari, infatti, stanno iniziando a ritoccare i tassi a causa delle turbolenze sui mercati.

I tassi tendenzialmente aumentano per i nuovi prestiti, lasciando quindi un cordone di sicurezza su quelli già stipulati. Il doppio salto mortale dello spread – che dai 120 punti base di maggio ha superato 300 – ha creato parecchie falle nel patrimonio delle banche. Questo pesa sui tassi che le banche pagano per l’emissione di nuovi bond. A tutto questo quadro va anche aggiunta la “mannaia” che ci aspetta a inizio 2019, con lo spegnimento del Quantitative Easing della Banca centrale europea. Il Quantitative Easing, abbreviato con Qe, è uno strumento non convenzionale di politica monetaria espansiva usato dalle banche centrali per stimolare la crescita economica, con lo scopo di orientare l’offerta di credito e i mercati finanziari. La Bce ha avviato il suo programma nel marzo 2015 e ha annunciato che lo ridurrà a 15 miliardi a partire dal mese di ottobre per poi azzerarlo dal gennaio 2019. E c’è un altro aspetto da tenere in considerazione: dalla scorsa estate i tassi Irs, uno dei parametri che vanno a comporre il tasso fisso, sono saliti di 10-15 punti: questo ha determinato una parte dell’aumento dei tassi.

Questa “mini” stangata sui mutui è un trend intrapreso dai principali istituti bancari che, stando ai movimenti registrati negli ultimi mesi, hanno aumentato gradualmente i tassi sui nuovi prestiti. “Dall’estate scorsa ad oggi lo spread è aumentato di 20-30 punti base per i mutui a tasso fisso e di 15-20 punti base per i mutui a tasso variabile”, spiega all’Adnkronos Stefano Rossini, l’ad di MutuiSupermarket.it, collocando gli incrementi soprattutto nei mesi di ottobre e novembre. “Dopo un periodo prolungato di immobilismo in cui lo spread sui fissi ha toccato il minimo storico intorno a quota ‘zero’ – sottolinea l’esperto – a partire da luglio, ma soprattutto da settembre, ogni mese abbiamo assistito a movimenti importanti dei tassi sui nuovi mutui effettuati da diverse banche”.

Incrementi dovuti, secondo Rossini, ad un “ritardo di revisione dei tassi finiti di offerta sui mutui a tasso fisso a fronte degli aumenti degli indici Irs”, i tassi che insieme allo spread compongono il tasso fisso. Ma tra i fattori che hanno determinato l’accelerazione dei tassi c’è soprattutto il tendenziale “aumento del costo dell’approvvigionamento di liquidità”. Le banche, come detto sopra, starebbero aumentando il costo dei prestiti a imprese e famiglie per compensare un maggior costo della raccolta del denaro all’ingrosso dovuto alle recenti tensioni sui mercati.